Un team di geologi francesi ha raggiunto le ultime zone inesplorate degli Tsingy la foresta di pietra del Madagascar tra canyon, gallerie e rocce affilate come rasoi. Per i malgasci è un luogo da incubo. Per i ricercatori un giardino dell’Eden.
Gran parte di quello che conosciamo oggi sulla geologia degli Tsingy di Bemaraha lo dobbiamo ad una equipe di speleologi francesi che dal 1993 ha allestito una serie di spedizioni esplorando le zone più inaccessibili del massiccio in molte delle quali nessuno aveva mai messo piede prima. Da quando ha visto per la prima volta una veduta aerea degli tsingy pubblicata dalla National Geographic Society Jean-Claude Dobrilla ha avuto in testa un solo pensiero: esplorare per primo quel mondo misterioso.
Dopo un primo viaggio in cui dato che non aveva i permessi necessari ha potuto solo intuire il potenziale del labirinto di grotte, Jean-Claude con altri amici speleologi e fotografi è tornato in Madagascar per 15 anni esplorando quasi 200 grotte e portando a termine la topografia di oltre 100 gallerie.
Il popolo degli Tsingy
i Vazimba furono i primi abitanti di questa regione inospitale, vissuti in tempi molto antichi tra il XXII e il XIII Secolo. Si rifugiarono nei labirinti degli tsingy pare per sfuggire alle ire di un’etnia vicina in seguito ad un’omicidio. Questa comunità che utilizzava la fortezza naturale sia come rifugio sia come fonte di approvvigionamento è oramai scomparsa. Saranno però necessari approfonditi studi antropologici per completare la storia ancora misteriosa dei popoli antichi che hanno vissuto tra gli Tsingy la foresta di pietra.
L’intera regione di Bemaraha è stata dichiarata nel 1927 Riserva Speciale su iniziativa francese. Nel 1966 il giovane governo del Madagascar confermò la protezione assoluta. Nel 1990 l’Unesco ha dichiarato la foresta pietrificata patrimonio dell’umanità, primo in assoluto tra i siti dell’isola.
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