Anche il Madagascar tra il XVII e la prima parte del XVIII secolo era un covo di pirati che trovarono lungo la costa orientale del Madagascar e a Ile Sainte Marie buoni rifugi tra una scorreria e l’altra, costringendo le popolazioni dei villaggi a servirli in condizioni di semi schiavitù.
Ancora oggi sull’isola di Sainte Marie si può visitare il cimitero dei pirati dove qualche lapide di pirati si è conservata nei secoli. Il tratto della costa orientale del Madagascar tra l’odierna cittadina di Tamatave e la Baia di Antongil si prestava molto bene a sfuggire alle navi della marina francese e britannica grazie alle profonde insenature e alla rete di canali navigabili che dall’Oceano si spingono verso l’interno formando un labirinto di vie d’acqua.
Nel libro di grande successo “A General History of the Pyrates” pubblicato nel 1724 a Londra dal Capitano Charles Johnson che alterna vere storie di vita di celebri pirati a storie presumibilmente inventate, si narra di una colonia della costa orientale del Madagascar battezzata con il nome di “Libertalia” e fondata da un gruppo di pirati capeggiati dal famigerato Oliver Misson ex ufficiale della Marina Francese insieme ad un ex prete italiano dell’ordine dei Domenicani e di nome Caraccioli.
In questa colonia anarchica si diede vita ad un esperimento sociale del tutto non conforme ai tempi, che si dichiarava apertamente contro ogni forma di oppressione in nome della libertà e dell’eguaglianza, sostenendo molti dei principi della democrazia diretta e rispondendo ad un codice di condotta basato sul rispetto altrui e la condivisione dei beni.
La popolazione di questa colonia si narra che fosse costituita da persone provenienti da vari Paesi dell’Europa, dall’Asia, dall’India e dall’Africa, molti di essi erano pirati, ex pirati, marinai, ex schiavi ed ognuno di loro a Libertalia era considerato un uomo libero con pari diritti al fine di vivere tutti in armonia.
L’esistenza di questa colonia con una visione decisamente utopica per i tempi e per i principi che regolavano la vita degli abitanti non è mai stata comprovata anche se al racconto Charles Johnson se ne aggiunsero altri come quello accreditato al Capitano William Kidd che pare si fermò a Libertalia con il suo equipaggio per il tempo necessario a riparare il suo vascello.
Tuttavia il libro e in particolare la storia di Libertalia ebbe grande riscontro nei circoli intellettuali della corrente Illuministica di Parigi e fece nascere un mito per questa colonia del Madagascar e per le idee così rivoluzionarie.
Per saperne di più: Storie di Pirati, Sellerio Editore