L’Uomo in Madagascar è arrivato di recente di recente, circa 2000 anni fa a bordo di grandi piroghe simili a quelle ancora utilizzate ora dai malgasci attraversando l’Oceano Indiano da alcune province dell’attuale Indonesia e Malesia; l’etnia Merina che oggi popola la regione degli Altopiani Centrali del Madagascar discende certamente da questi intrepidi navigatori, lo testimoniano i loro caratteri somatici, la lingua e le usanze tra cui la spiccata indole a coltivare il riso, alimento base dell’alimentazione dei malgasci.
Successivamente giunsero sulle coste occidentali dell’isola uomini provenienti dal continente Africa e di etnia Bantu, progenitori degli odierni Sakalava e Vezo che popolano le regioni costiere del Madagascar occidentale. Mercanti arabi e indiani a loro volta arrivarono provenienti dalle isole come Zanzibar e le Comore da loro già colonizzate; per ultimi gli europei che sentirono parlare di questa meravigliosa isola da commercianti arabi approdarono a loro volta sulle coste di questo piccolo e incredibile continente.
In Madagascar oggi si contano 18 etnie che parlano lingue diverse, si sono adattati alle risorse che il territorio offre con una economia di sussistenza e hanno sviluppato nel tempo singolari tradizioni sempre legate in qualche modo alla ancestrale religione animista con il culto degli antenati e degli spiriti.
La caratteristica comune di queste etnie è il carattere mite e ospitale che mette sempre a proprio agio i viaggiatori che si avventurano con un itinerario nelle diverse regioni del Madagascar attraversando splendidi paesaggi, foreste, una miriade di villaggi, vivaci e colorati mercati luogo di scambio di prodotti locali e che arrivano da altri continenti.
Il Madagascar è un mondo a sé. Non è l’Africa, non è l’Asia né l’Oriente ma un po’ di tutto ciò, un universo affascinante di sensazioni ed emozioni che lascia il segno nel cuore di ogni viaggiatore.
Alcune etnie hanno nomi dal significato poetico: Antaifasy significa “abitanti delle sabbie”, i Vezo sono i “nomadi del mare”, Bezanozano “che hanno piccole trecce”. Molti abitanti del Madagascar credono che i primi abitanti del Paese siano stati i Vazimba o i “bambini dell’acqua”, un popolo di pigmei. Secondo la leggenda vivrebbero ancora nascosti nelle foreste primarie dell’ovest tra Morondava e Morombe.
Il Paese è ricco di tradizioni locali molto rispettate che distinguono la vita giornaliera di ogni tribù: queste tradizioni che generano poi riti e cerimonie sono ancora tramandate oralmente di generazione in generazione.
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La lingua ufficiale del Madagascar è il malgascio, ogni regione appartenente alla stessa tribù usa spesso forme dialettali che si differiscono in modo sostanziale l’una dall’altra. Il francese è la seconda lingua che viene insegnata a scuola. La struttura della lingua malgascia è malese, mentre il lessico è per il 55% malese, per il 40% deriva dal sanscrito e per il 5% da arabo-swahili-inglese-francese-latino-greco-ebraico.
L’ortografia prende una struttura ufficiale solo nel XIX secolo per iniziativa del Re Radama I; la lingua corrente si esprime ancora oggi con metafore. Per esempio : il cielo : il tetto di Dio – la collina : il bambino della montagna – il sole : l’occhio del giorno, e così via… i malgasci ancora oggi amano esprimersi anche con gli stranieri mai in modo diretto ma per perifrasi, girando intorno all’argomento.
La religione più diffusa è quella cristiana, sulla costa nord occidentale una parte della popolazione è mussulmana, ovunque sono diffusi riti e cerimonie che attingono alla fede animista.